* Di Andrea Viola tratto da Il Fatto Quotidiano
In Sardegna, come ormai noto, la gestione e il servizio per l’erogazione dell’acqua “potabile” viene svolto da una società pubblica denominata Abbanoa. Come abbiamo avuto modo di scrivere recentemente, la Società in questi anni, nata nel 2005, ha prodotto debiti enormi e una parentopoli infinita.
La notizia di questi giorni è un’altra. L’Antitrus, Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha irrogato una sanzione complessiva di un milione e 80mila euro per tre pratiche commerciali scorrette realizzate nel periodo 2011-2015 nei confronti di numerosi consumatori. Una sanzione gravissima che non fa altro che confermare quello che in questi anni si è scritto e dimostrato.
L’Antitrust ha anche valutato che “alcune pratiche commerciali messe in atto dalla società non fossero rispondenti alla diligenza professionale attesa da un gestore che opera in regime di monopolio per la fornitura di un bene vitale ed essenziale quale l’acqua e che dispone, per la riscossione dei crediti, di una importante leva commerciale come la minaccia di interrompere il servizio”. In questi anni numerosi utenti hanno subito vessazioni e continue minacce di slaccio, senza una reale fatturazione. Numerosissimi i casi segnalati e mai risolti.
Ma in tutto questo, bisogna ricordarlo, le responsabilità sono e restano della politica e di chi letteralmente gestisce la società Abbanoa, ossia la Regione e i Comuni che ne fanno parte. Tutti fanno finta che il problema non sia loro.
L’Autorità garante ha constatato e certificato che in questi anni Abbanoa è stata responsabile di: mancata effettuazione delle letture periodiche, con conseguente invio di fatture di conguaglio di elevata entità; fatturazione sulla base di stime rivelatesi eccessivamente elevate; mancato rispetto della periodicità di fatturazione prevista; fatturazione di servizi di depurazione non resi; indicazione nelle fatture di morosità non effettive; applicazione di procedure che ponevano sui consumatori gran parte dell’onere di pagamento dell’acqua non consumata, a causa di perdite occulte nell’impianto idrico; invio di bollette relative a consumi pluriennali di elevato importo, in assenza di un’adeguata informazione circa l’applicazione di nuove tariffe a seguito del subentro nelle precedenti gestioni.
Rilievi pesantissimi e precisi. Ancor peggio se si pensa che la stessa Autorità ha anche sanzionato Abbanoa per le gravissime inefficienze nella gestione dei reclami. Infatti, gli utenti non ricevevano mai nessuna risposta e subivano quasi sempre lo slaccio arbitrario del contatore. Uniche reazioni a questo pesante richiamo ma soprattutto a questa enorme sanzione pecuniaria si sono avute dal direttore unico di Abbanoa che annuncia ricorso al Tar, e che il provvedimento è spropositato e non veritiero.
Sinceramente avrebbe fatto meglio a dimettersi. In tutta questa vergognosa situazione quello che indigna di più è il silenzio dell’Assessore Regionale competente, Paolo Maninchedda. In una situazione normale ci saremmo aspettati una presa di posizione forte. Nulla. Silenzio totale. Una multa che ha il paradosso di colpire sì Abbanoa ma di andare in ogni caso a pesare sulle tasche dei cittadini. Perché si sa, la società è un’azienda pubblica che prende soldi dalle nostre casse e quindi sempre noi a pagare.
La Regione e il suo Assessore fermi a guardare e a non fare nulla di concreto. Azienda usata da anni per favorire clientelismo e dove le professionalità sono messe da parte per favorire parenti di politici ed avanzamenti di carriera senza criterio. Personale spostato di competenze e di zona solo perché non allineato a certe ideologie. Insomma tutto ampiamente previsto ed ora sanzionato.
Ma chi dovrebbe pagare realmente non paga personalmente. Perché questi soldi e queste multe dovrebbero colpire i reali responsabili e non i cittadini e le casse pubbliche. Per questo motivo il silenzio di Maninchedda e della Regione non può essere accettato. Ne tanto meno di coloro che come Sindaci ne fanno pare. Abbanoa è l’emblema di questa politica autoreferenziale e lontana dalla realtà.
Vergogna senza fine.