Abbanoa, prima ci asseta e poi ci prosciuga

Nella storia infinita dei sopprusi di Abbanoa spiccano anche diverse condanne a risarcire gli utenti. L'aspetto crudele della vicenda è che la cosidetta politica ha rinunciato a governare questo mostro burocratico, salvo rimpinguarlo periodicamente con decine di milioni di soldi pubblici,  lasciando che siano i singoli cittadini a difendersi da esso.
Ce lo ha detto chiaramente anche l'assessore Maninchedda: «se credete di aver ragione fate pure causa ad Abbanoa». "Ma quanto è umano lei", direbbe Fantozzi.

La ratio è semplice quanto spietata, solo una piccolissima parte di utenti ha l'ardire di far causa contro Abbanoa, tutti gli altri prima o poi pagheranno, ergo invece di risarcire tutta l'utenza verranno risarciti solo quelli che si imbarcheranno in cause estenuanti, alla fine il bilancio della grassazione ai danni dei cittadini sarà comunque positivo.

Per quanto tempo ancora un ente che si crede "pubblico", quando pretende giustamente il pagamento di un servizio, può permettersi di comportarsi come un volgarissimo truffatore quando estorce cifre assolutamente non dovute? Questo non è un problema che dovrebbero risolvere i giudici dei tribunali, è un problema essenzialmente politico, visto che sono i politici che nominano il board di Abbanoa e sono essi stessi che ne finanziano il funzionamento con i nostri soldi, in questi giorni altri 20 milioni. Cosa pensano costoro del fatto che tutti i giorni i giornali riportano casi eclatanti della mala-acqua sarda? Domanda retorica assolutamente inutile, visto che l'unica preoccupazione sembra essere per loro quella di rimettere a posto i conti della società, gli utenti possono pure crepare.

Di seguito un articolo apparso qualche tempo fa su La Nuova Sardegna.


Condanna per Abbanoa: acqua non potabile, dimezzate le bollette

Tre utenti di Siniscola, Orosei e Budoni la spuntano davanti al giudice di pace: avevano contestato tre anni di pagamenti

NUORO. Ci sono voluti tre anni di durissima battaglia a colpi di norme, diritti dei consumatori, e carte bollate, ma alla fine, tre residenti di Orosei, Siniscola e Budoni sono riusciti a spuntarla e hanno vinto la loro personale guerra contro Abbanoa, contro tre anni di acqua non potabile che sgorgava dai rubinetti delle case, contro altrettanti anni di bollette che invece sollecitavano pagamenti come corrispettivo di un servizio efficiente.

L’ente unico, infatti, proprio in questi giorni, in tre cause gemelle e distinte seguite sin dall’inizio dagli avvocati Giuseppe Casu e Rossana Mele, è stato condannato dal giudice di pace del tribunale di Nuoro, Antonella Goddi, a ridurre del 50 per cento l’importo di quelle bollette emesse.

E per un motivo molto semplice: visto e considerato che l’ente, in quegli anni, ha fornito ai tre residenti un servizio ben lontano dall’essere impeccabile, e ha fornito acqua non potabile, allora, ha stabilito in sostanza il giudice, non può pretendere il pagamento di una bolletta che si fondi sulla fornitura di acqua potabile.

La disputa, finita poi in tribunale, comincia dunque qualche anno fa. Quando i tre residenti di Siniscola, Orosei e Budoni, ciascuno per conto suo, decidono di rivolgersi a un avvocato perché stufi di pagare bollette Abbanoa per un servizio a metà.

In quegli anni – siamo nel periodo che va dal 2008 al 2012 – si erano susseguite diverse ordinanze dei sindaci dei tre paesi che vietavano l’utilizzo dell’acqua per uso potabile, perché l’Asl aveva rilevato valori fuori norma.

I tre utenti di Siniscola, Orosei e Budoni, avevano deciso dunque di non pagare le bollette e di citare a giudizio Abbanoa. Le loro cause, proprio in questi giorni, sono giunte al termine: il giudice di pace Antonella Goddi, accogliendo in pieno le richieste dei loro difensori di fiducia, Giuseppe Casu e Rossana Mele, hanno condannato Abbanoa a scontare del 50 per cento le bollette richieste per quei periodi di acqua non potabile.


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