Non possiamo non riprendere integralmente dal blog www.anthonymuroni.it questo lucido e circostanziato articolo del Prof. Paolo Savona (che ci attendiamo di veder rapidamente iscritto anch'esso fra i "professionisti del contenzioso…), circa la natura, il ruolo ed il profilo che ha ormai assunto in maniera evidente e pubblica il gestore del Servizio Idrico Integrato Abbanoa SpA.
Grazie al Blog di Anthony Murony che ha pubbliocato l'intervento del Prof. Savona e grazie al Prof. Savona soprattutto perchè, con molta chiarezza e semplicità, denuncia e spiega ciò che come Comitato AbbaGiusta diciamo da anni, da semplici e liberi cittadini che hanno "intrapreso una battaglia civile contro gli abusi del monopolio pubblico" come egli stesso scrive.
http://www.anthonymuroni.it/2017/01/13/abbanoa-larroganza-del-monopolista-pubblico-paolo-savona/
Abbanoa e l’arroganza del monopolista pubblico (di Paolo Savona)
L’arroganza del monopolista pubblico è peggiore di quella del monopolista privato, tema ben noto nella letteratura economica. In linea di principio il monopolio è uno status delle imprese che, per evitare che abusino della loro condizione, deve essere controllato dalle autorità, meglio ancora se abolito.
Il monopolio privato è sottoposto a controlli pubblici molto invasivi, mentre quello pubblico molto meno, perché si pone in simbiosi con la politica invece di servire la collettività. La fine delle partecipazioni statali, che avevano contribuito allo sviluppo del Paese, ha avuto questa origine.
Una delle manifestazioni più odiose del monopolista è il rifiuto di rendere conto ai clienti delle loro pretese. Abbanoa e’ un caso da manuale. I casi che la riguardano sono numerosi, ma esse hanno sempre alla base il rifiuto di chiarire l’origine delle loro richieste esose per celare i disguidi che denotano lo stato di confusione amministrativa in cui versa l’ente regionale.
Nonostante ciò ricorre a atti legali, ingaggiando con l’utente una disputa nella quale l’Ente pubblico impiega tempo e denaro senza limiti, cosa che il privato non può fare, violando i principi fondamentali di un’equa giustizia. Poiché casi come questi si moltiplicano e la politica non interviene, resta inspiegabile perché la Magistratura, così solerte in molti casi, non abbia ancora aperto un’indagine.
La Giunta regionale fa finta di ignorare l’esistenza del problema.
Ho qui di fronte una richiesta di 733 euro di interessi di mora per presunti ritardi nel pagamento di fatture per erogazione dell’acqua, articolati in 38 piccole e grandi voci da 0,37 a 43,27 euro, alcune riguardanti la stessa cartella. La richiesta non è accompagnata da calcoli che consentano all’utente di conoscere I termini della presunta violazione per fatture inoltrate via posta senza timbro di partenza sulla busta. Se si sollecita un chiarimento, anche più volte, all’indirizzo indicato sulla stessa fattura,
Abbanoa non dà risposta. Accadrà come in passato che i pagamenti andranno oltre i termini di scadenza, per poi ricevere un suggerimento di inoltrare ricorso formale, eseguito il quale si ottiene la risposta che esso è stato presentato oltre i termini e per questi motivi respinto; sulla sostanza silenzio assoluto. Si generano così altri interessi di mora.
Un bel circolo vizioso kafkiano. Ho un lungo elenco di queste vicende sconclusionate sorrette da una documentazione formale. Spero che un giudice intervenga per ingiungere ad Abbanoa di presentare un rendiconto chiaro delle sue prestazioni, non solo per la vicenda indicata.
È giunto il momento di intraprendere una battaglia civile contro gli abusi del monopolio pubblico per coprire i malfunzionamenti di gestione, spostando il peso della verifica e della sanzione, ma non del controllo preventivo che dovrebbe essere fatto dalla Regione, sulla Magistratura; questa è già gravata da numerosi impegni, ma l’intervento richiesto è necessario se il cittadino non trova protezione dagli abusi delle imprese pubbliche, la politica latitante.
Ciò deve avvenire prima che il problema si ingigantisca e si trasferisca in forma di mera protesta sugli equilibri politici, già precari per numerosi e ben più importanti ragioni.
Un aspetto di questa indagine da accertare è il modo in cui Abbanoa distribuisce i contenziosi da essa stessa creati tra avvocati scelti dai suoi vertici o suggeriti dai politici di turno, creando un blocco di interessi che genera e perpetua il disservizio indicato: tanto più cresce il malcontento, tanto meglio è, perché si distribuiscono maggiori incarichi remunerativi.
Proprio su questa ripartizione di incarichi sono cadute le partecipazioni statali, nonostante fossero utilissime per lo sviluppo. Per l’acciaieria di Taranto, il proprietario subentrato, la famiglia Riva, si vantò di essere tornato in bonus in sei soli mesi, dopo decenni di passivi stratosferici, solo disdicendo i contratti per servizi richiesti. Invece le società municipalizzate e regionali prosperano ancora alla grande, vessando i cittadini. Abbanoa è una di queste.
Questo circolo infernale deve essere rotto, ma i cittadini per primi devono capire che non possono combattere con i loro pochi mezzi finanziari contro quelli, in teoria illimitati, degli enti pubblici. Le associazioni di tutela dei consumatori svolgono un ruolo puramente formale, dove la scadenza dei termini di pagamento o di ricorso ha peso dominante rispetto alle vere motivazioni (testimonianza a disposizione).
O la Magistratura colma il vuoto di controllo oppure i cittadini devono percorrere le vie democratiche, promuovendo una legge che scacci i mercanti dal tempio.
Lo chiedano ai partiti all’atto delle elezioni.
I comportamenti di Abbanoa sono indicatori rilevanti delle relazioni che si sono interrotte tra la politica e il popolo, un tema di grande attualità.